Niccolò, il bambino che sorride alla malattia

BOSCOREALE – Niccolò è un bambino di Boscoreale. Ha un anno e mezzo appena e da qualche mese ha scoperto di essere affetto dalla “Sindrome di Noonan”. Una malattia che in pochi conoscono, caratterizzata da problemi di crescita, difetti cardiaci e dismorfismi facciali. Descritta per la prima volta nei primi anni ‘60 da una cardiologa pediatra, Jacqueline Noonan, la sindrome è ancora poco conosciuta. Ciò che si sa è che colpisce un bambino ogni 2500 nati. Sin dalla sua nascita, i genitori comprendono che in Niccolò c’è qualcosa che non va. Il calvario tra medici e specialisti va avanti per mesi e mesi. Una via Crucis per provare ad allontanare l’incubo di quella malattia. A ogni consulto, però, spunta un’ulteriore indizio. A ogni visita medica le paure prendono forma. Fino a diventare realtà. Nell’ottobre del 2018 la sentenza senza appello emessa dei medici: Niccolò effettua l’esame genetico per stabilire con matematica certezza quello che in fondo i dottori e la famiglia già sospettano da tempo. La risposta arriva a maggio. E, purtroppo, conferma la diagnosi iniziale. Niccolò è uno di quei pochi bambini nel mondo affetto dalla sindrome di Noonan. Tra i vari geni responsabili, a colpire Niccolò è stata la mutazione del gene RIT1 – ancora più raro tra chi è affetto dalla sindrome – scoperto solo nel 2015. E’ una doccia gelata per i genitori.

Il sorriso del guerriero

Ma il sorriso di un bambino, si sa, può lenire anche le più profonde ferite. E il sorriso di Niccolò è raggiante, vero, dolce. E’ un pugno al dolore. Un dispetto a quel destino beffardo e gretto che ha voluto cambiare per sempre la sua vita. Il sorriso di Niccolò non nasconde nulla, ma mostra in ogni piccola smorfia del suo dolce viso tutta la gioia di vivere, di scoprire il mondo, di afferrarlo giorno dopo giorno. Con l’innocenza e la forza che solo un bambino può avere. Il sorriso di Niccolò è il sorriso del papà Ercole e della mamma Carla, della sorella Valentina e del fratellino Mattia. E’ il riflesso di un amore incondizionato che li aiuta a trovare la forza di lottare, giorno dopo giorno. Senza abbassare mai la guardia. Senza scoraggiarsi, perché Niccolò ha bisogno di amore. «Non voglio entrare nel particolare della nostra avventura, la quale credo sia simile a quella di tutte le famiglie che vengono scelte per questa missione, ma di certo – racconta a Metropolis il papà – è motivo di arricchimento umano. Ma vorrei soffermarmi su un aspetto: non servono facce tristi.

I bambini come Niccolò – precisa – non hanno bisogno di essere circondati da tristezza e compiacenza ma solo di affetto, tanto amore e carica positiva. C’è bisogno di essere positivi e reattivi anche nei momenti in cui tutto sembra remarci contro». L’associazione La domanda è sempre la stessa e ricorre come un tarlo, in maniera compulsiva: «perché a Niccolò, perché a noi?». Angoscia e rabbia rischiano di prendere il sopravvento insieme alla solitudine. Poi, per la famiglia Collaro arriva l’incontro con l’Associazione Nazionale Sindrome di Noonan e Rasopatie ODV, nata dalla volontà di alcune famiglie che hanno deciso di voler condividere le proprie esperienze al servizio di chi oggi comincia il suo viaggio. «Sapere di potersi confrontare con altre famiglie che vivono la nostra stessa esperienza – spiega Ercole – è stato da sprono per prendere coscienza e migliorare». Oltre a dare sostegno, l’Associazione vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sulle malattie rare e sull’inclusione sociale, scolastica e lavorativa dei bambini e giovani con disabilità, oltre a favorire la ricerca scientifica svolgendo così un ruolo di fondamentale importanza in ambito medico. Per questa ragione, l’associazione ha promosso per dicembre la campagna “A Natale, regalati un sorriso – a piccoli gesti, con dolci azioni”. Con l’acquisto di un pandoro o un panettone, si potrà sostenere la ricerca, le famiglie e l’inclusione dei bambini e ragazzi affetti da malattie rare. Con un contributo di 13 euro si potranno ricevere un panettone da 800 grammi o un pandoro da 750 grammi, prodotti artigianali. «Ogni singolo aiuto – sottolinea Ercole, delegato per la regione Campania insieme a Gianluca Cefalo – può costituire un mattoncino per progredire con la ricerca, costruendo un futuro migliore per i nostri guerrieri Noonan».

Campagna di Natale 2019

L’Associazione Nazionale Sindrome di Noonan e RASopatie ODV ha il piacere di presentare in anteprima la propria campagna natalizia offrendovi dei prodotti che rallegreranno le vostre tavole nei giorni di festa. Con un contributo di 13€ potrai ricevere un panettone da 800 gr o un pandoro da 750 gr, prodotti artigianali piemontesi a marchio Bonifanti. Ogni singolo aiuto può costituire un mattoncino per progredire con la ricerca, costruendo un futuro migliore per i nostri guerrieri Noonan.

Per effettuare un ordine, scrivere a:

amministrazione@sindromedinoonan.org

L’Associazione Nazionale Sindrome di Noonan e RASopatie ODV alle “Azioni Solidali Vicentine 2019”

Anche la nostra Associazione é presente alla 19^ edizione ”Azioni Solidali Vicentine”: una vetrina per le Associazioni di Volontariato come la nostra.
”Cominciate a fare ciò che è necessario poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile” (San Francesco d’Assisi).
Grazie al CSV Vicenza e a Maria Rita Dal Molin per questa opportunità!
#MAIPIÙSOLI

La scoperta di se stessi: la diversità, una finestra sul mondo associativo.

Racconta Emanuela Romano…………

Settembre 2014: data d’inizio di un progetto per arrivare a concludere il mio percorso di studi, ma forse era l’inizio di un altro capitolo della mia vita perché da poco ero entrata in un mondo sconosciuto e ancora non chiaro che da lì in poi molte cose sarebbero cambiate.

La prospettiva riguardo al futuro sarebbe cambiata, ma io ancora non ne ero consapevole.

Ero intenta a scrivere la mia tesi di laurea in Scienze dell’Educazione e non ne volevo sapere di guardare altrove, ma intanto stavo indagando su qualcosa che ero io. Qualcosa che era dentro di me, da sempre, ma non lo sapevo!In quel periodo ero sicura solo di una cosa che la tesi doveva comprendere quelle due parole faticose da pronunciare perché portano all’istante ad un pensiero che comprende la parola “diverso”!

Il mio scritto cerca di raccontare che il “diverso” è sempre esistito, ma con difficoltà accettato; ad oggi invece esistono tantissime Associazioni che supportano e sostengono queste persone “diverse”, per fortuna! Sono stati fatti tantissimi passi avanti raggiungendo buoni livelli di integrazione, ma nonostante questi risultati tantissimo altro deve essere ancora svolto a livello scientifico, scolastico, educativo e di vita quotidiana; capire nello specifico quale difficoltà ha il bambino per dargli gli strumenti adeguati così da superare le difficoltà del presente e future.

La Sindrome di Noonan molti esperti la conoscono, purtroppo però per molti altri ancora è sconosciuta e non sanno come trattarla o non sanno indicare alle famiglie il centro più vicino che se ne può occupare in tutti i suoi aspetti: certificazione, esami, controlli e documenti che possono servire per semplificare la vita quotidiana come a casa, nella scuola o nello sport.

Una delle cause della paura che proviene dall’individuo è forse proprio perché davanti a noi troviamo specialisti che non ne sanno assolutamente nulla “…certo lei si manifesta così in tanti modi differenti, come faccio a riconoscerla! Ho delle difficoltà!”

Avvicinandomi alle persone che sono affette dalla Sindrome di Noonan e ai loro famigliari si capisce molto, io non sono più riuscita a staccarmi da loro. Ogni momento che ho vissuto è stampato in me, proprio per questo sto continuando a vivere l’Associazione come socia attiva e referente per la mia regione, vedere i bambini che non gli importa assolutamente dell’aspetto esteriore che ha l’altro, ma dirsi dentro di sé “è un bambino, come me, perché non giocare con lui?”.  Ad oggi molti sono adolescenti o ragazzi quasi adulti, i genitori con tante fatiche fisiche e psicologiche li stanno aiutando e sostenendo nel loro percorso di crescita… 

Ecco proprio di questo parla la mia tesi: il percorso storico fino ad oggi; la Sindrome di Noonan, l’Associazione ed infine nell’ultimo capitolo vengono inserite una serie di riflessioni rispetto ai bisogni del soggetto con disabilità e sugli interventi educativi che dovrebbero essere messi in campo per raggiungere gli scopi ultimi dell’integrazione e dell’autonomia, in ultimo il ruolo dell’Associazione come strumento per informare l’opinione pubblica sulla sindrome descritta.

Il ruolo dell’Associazione deve colmare quel senso di vuoto e di perdita che ti invadono all’inizio della diagnosi e si insediano in te rimanendoci per molto tempo, dopo qualche tempo inizi anche a sentire stanchezza fisica e psicologica, ecco! Qui l’Associazione deve intervenire e far capire che non si è soli, ma incontrandosi, facendo gruppo attraverso gli incontri sul territorio, creando gruppi con i social, facendosi sentire vicina in quel momento di debolezza anche con una telefonata; mettere in campo progetti di supporto con specialisti che a loro volta donano una piccola parte del loro tempo per le famiglie in difficoltà; l’Associazione può diventare anche un mezzo per sensibilizzare l’opinione pubblica; solo attraverso la comprensione si può arrivare all’integrazione degli individui.

Chi vorrà può contattarmi alla mail lombardia@sindromedinoonan.org e potrà avere altre informazioni inerenti la mia tesi.

Emanuela Romano Referente Regione Lombardia

Donazione a favore del Progetto del “Registro Italiano RASopatie”

Si è concretizzata in questi giorni la donazione dell’importo di 5000 euro che la nostra Associazione ha effettuato a favore dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e destinata alle attività di implementazione del REGISTRO ITALIANO RASOPATIE, per attività e Progetti di ricerca e di cura dell’Ospedale in favore dei piccoli pazienti: operazione  approvata in sede di Consiglio Direttivo e ratificata dall’Assemblea dei Soci nel maggio scorso, donazione che rientra a pieno titolo nei dettami statutari.

La  creazione di un Registro dedicato ai pazienti con RASopatia sviluppato nel corso degli ultimi due anni  grazie al supporto delle associazioni di pazienti ed attualmente popolato con oltre 450 pazienti afferenti ai diversi centri della Rete Italiana RASopatie, offre l’opportunità di riclassificare in maniera oggettiva le  condizioni analizzate sia nel complesso che per singolo segno/sintomo e di correlare i dati clinici ai dati  molecolari. Questo approccio mira a stratificare  la popolazione dei pazienti  affetti da RASopatia per migliorare la definizione della storia clinica e la presa in carico dei pazienti coinvolti e di tutti i pazienti  affetti da queste condizioni. La raccolta e analisi dei dati permetterà di  definire indici di outcome misurabili per monitorare  l’evoluzione del quadro  clinico in questi pazienti e  l’impatto di eventuali  protocolli di presa in carico/trattamenti. I dati raccolti potranno avere ricadute immediate sulla presa in carico dei pazienti ed essere utilizzati per lo sviluppo di nuove linee progettuali condivise all’interno della rete. 

Il presente progetto è finalizzato ad implementare il database esistente con lo sviluppo di nuove funzionalità volte all’analisi dei dati raccolti, a facilitare l’inserimento dei dati clinici  e a permettere la raccolta del materiale iconografico e dei dati genomici. 

Nel corso degli ultimi anni  la collaborazione tra i centri di eccellenza italiani impegnati nella diagnosi, cura e ricerca sulle RASopatie ha permesso di  definire e sviluppare un Registro dedicato alla  raccolta retrospettiva e  prospettica dei dati clinici e  molecolari dei pazienti affetti da queste condizioni. Il database è attualmente attivo per la raccolta dei dati e contiene informazioni per  oltre 450 pazienti. E’ atteso che nel prossimo anno vengano collezionati dati  per almeno altri 150 pazienti. Sulla base  dell’esperienza dei centri  che hanno partecipato  al popolamento del Registro si rendono necessarie alcune implementazioni/modifiche del sistema per facilitare la raccolta, l’inserimento ed il recupero dei dati dei singoli pazienti. 

Un doveroso ringraziamento a tutti i soci e a tutti coloro che ci hanno sostenuto con le varie raccolte fondi che ci permettono di sostenere progetti fondamentali per il futuro dei nostri figli.

Il presidente

Isabella Tessari

DI SEGUITO UNA RELAZIONE SULL’ARGOMENTO AVVENUTA DURANTE L’ASSEMBLEA NAZIONALE DEI SOCI DEL 25 MAGGIO 2019

DATABASE Italiano della SINDROME di NOONAN e delle RASOPATIE

Sviluppo del database nazionale per lo studio approfondito delle    caratteristiche cliniche    e dell’ evoluzione della Sindrome di Noonan e delle RASopatie          

 Dott.ssa Diana Carli, (Dipartimento di sanità  pubblica e scienze pediatriche Università di Torino)

Grigliata Associativa a Stoner (Enego – VI)

In estate, complici il caldo e il clima vacanziero… i ritmi si rallentano, si sa… e così, in attesa che i progetti già abbozzati si realizzino con l’arrivo dell’autunno, anche noi in Associazione ne approfittiamo per rilassarci e rinsaldare vecchie e nuove amicizie fra famiglie (perchè come ha detto un papà oggi “i genitori di bambini con difficoltà che si isolano, rendono la vita più complessa ai loro figli”).
Capita così che durante una grigliata in compagnia (fra famiglie venete in questo caso), tra una fetta di polenta, un pò di sopressa, salsicce e altra roba poco dietetica, nascano nuove idee e progettualità che ci coinvolgeranno prossimamente da Nord a Sud della nostra bellissima Italia.
Ecco qualche scatto di una meravigliosa giornata svoltasi a Stoner (Enego – VI) ospiti della famiglia di Cristian.
Un GRAZIE gigante e speciale ad Anna Maria, Claudio, Rita, Massimiliano, Matteo e Giulia per la splendida accoglienza e location offerte.
In attesa dei prossimi eventi autunnali noi continuiamo a goderci gli ultimi scampoli di estate e di vacanze, ma sempre un pò con la testa e tanto cuore nel mondo delle RASopatie.
I Referenti Regionali: Stefania Laveder e Maurizio Bassiato.

CIP E CIOP ALLA RICERCA DI NUOVI AMICI

Premessa

Per scrivere questa storia ci siamo ispirate a due piccoli ricci che abbiamo trovato. Due ricci così piccoli così indifesi che possono essere paragonati ad alcuni bambini che tante volte sono piccoli e indifesi, che devono sopportare la prepotenza di altri coetanei più fortunati dal punto di vista fisico ma poveri di generosità. Non siamo tutti uguali, ognuno ha le sue qualità cerchiamo di trovarle in ognuno di noi.

Mariaclarissa mi ha aiutato con le sue parole semplici a scrivere questa piccola storia ,semplice per quei bambini speciali come lei. Vorremmo anche sensibilizzare i bambini e genitori più fortunati perché i bambini speciali non possono e non devono essere presi in giro ma sostenuti nel loro percorso di crescita.

Insieme forse si può!

CIP E CIOP ALLA RICERCA DI NUOVI AMICI

Eccoci qui… ai piedi del Monte Pastello sorge un piccolo ma grazioso paesino baciato sempre da sole e circondato da boschi di pini e abeti… Cavalo. Cip e Ciop due piccoli ricci vivevano proprio in questo posto incantato.

I due piccoli ricci quella mattina camminavano nel prato vicino alla loro casa. Avevano appena salutato la mamma e il papà . Erano partiti con la voglia di conoscere nuovi amici e di vivere nuove entusiasmanti avventure, e ora che erano diventati più’ grandi ,avevano il permesso di giocare fino al fiume.

La mamma e il papà gli avevano detto di tornare a casa per l’ora di pranzo e gli avevano raccomandato di stare molto attenti.

I due ricci erano molto contenti, canticchiavano e saltellavano allegramente; ma ad un certo punto Cip e Ciop sentirono dei rumori, sentirono scricchiolare delle foglie, muovere dei rami e dei versi sospetti… all’improvviso si trovarono davanti tre esseri grigi e pelosi,con dei baffi lunghi, denti aguzzi e le orecchie grandi …erano tre brutti topacci che si erano trasferiti in quel bosco da poco tempo, ma erano diventati padroni di mezzo bosco. Avevano un’aria minacciosa e con la loro prepotenza dissero ai due ricci: “DOVE STATE ANDANDO? SIETE NEL NOSTRO TERRITORIO! NON POTETE PASSARE DA QUI.”

Ciop che era primo non aveva letto il cartello che c’era esposto, Ciop infatti non sapeva leggere, aveva qualche difficoltà, i suoi occhi non vedevano bene le letterine! Sul cartello c’era scritto “PROPRIETA’ PRIVATA ,TERRENO DEI TOPI”.

Cip e Ciop indietreggiarono lentamente tremanti e Ciop cadde’ per terra. I topi cominciarono a ridere e lo presero in giro. Cip spiegò loro che Ciop aveva un problema agli occhi e non sapeva leggere quindi non aveva potuto leggere il cartello. I topi lo presero in giro di nuovo .Cip aiutò Ciop ad alzarsi. I due ricci molto tristi e dispiaciuti di non essere stati accettati dai topi ,senza dire altro si avviarono verso casa.

Ad un certo punto, da dietro un cespuglio, con un balzo felino e con intenzioni poco rassicuranti salto’fuori un gatto selvatico che mostrò loro i denti e iniziò a rincorrere i topi. I tre topi iniziarono a correre, il gatto più veloce di loro; ne aveva quasi preso uno quando all’improvviso Ciop che aveva visto tutto quello che stava succedendo, attaccato ad una fune riuscì ad afferrare il topo sfortunato e a portarlo in salvo.Il gatto cade in una buca profonda.

Il topo che era stato salvato da Ciop lo ringraziò tantissimo e si scusarono tutti con i due ricci. Il gatto fu salvato anche lui, però, prima gli fecero promettere che non li avrebbe mangiati. Da quel giorno diventarono tutti amici.

È vero Ciop non sapeva leggere ma aveva un grandissimo cuore voleva bene a tutti anche a chi non era tanto gentile, era un ricetto sempre sorridente e portava gioia a chi lo incontrava. I nuovi amici aiutarono Ciop ad imparare a leggere, fu per lui un po’ difficile ma con tanto impegno Ciop ci riuscì.

Maria Clarissa – 8 anni (Verona)

Amicizia…

Era una fredda giornata invernale, e Spring, un giovane delfino che abitava tutto solo, era appena uscito di casa per dirigersi alla ricerca del tesoro perduto, ambito da tutti i delfini.

Le correnti erano così violente che lo trasportarono molto lontano. Dopo un pò stremato, si trovò davanti un’altro delfino, di nome Summer.

Questi due delfini, dopo le presentazioni, capirono che stavano cercando entrambi lo stesso tesoro. Summer era una delfina molto paurosa, quindi decisero di avventurarsi insieme per condividere questo tesoro.

Dopo settimane di insidie tra gli abissi non riuscirono a trovare il tesoro, i due delfini si erano abbattuti vista la stanchezza però capirono che il tesoro non lo avrebbero mai trovato ma tra loro era nata una bellissima amicizia che era molto più soddisfacente di un inutile tesoro.

Quindi i due delfini decisero di tornare a casa e da quel momento iniziò la loro amicizia.

Silvia – 17 anni (Livorno) e Vittoria – 11 anni (Pistoia)

ABBI CURA DI SPLENDERE! EMMA ED UN MONDO DI COLORI

Premessa

Questa favola è nata da uno spunto che mi ha dato mia nipote Emma e che ho voluto rielaborare riadattandola alla “condizione” vissuta da persona etichettata come “diversamente abile”. La dedico a mio figlio Kevin e a tutti i ragazzi speciali come Lui che ho conosciuto, che sono diventati parte della mia “normale quotidianità” e senza i quali la mia vita sarebbe sicuramente vuota ed insignificante. Nella diversità risiede la nostra ricchezza, il nostro tesoro perciò, con tutto il mio affetto, anche Tu….. ABBI CURA DI SPLENDERE!

EMMA ED UN MONDO DI COLORI

Ciao mi chiamo Emma, ho 11 anni e sono una bambina allegra, molto intraprendente, determinata, caparbia e curiosa e qualche tempo fa ho vissuto un’avventura fantastica che Vi voglio raccontare. Non ricordo come sia potuto succedere, ma è accaduto.

Ero nella mia stanza, stavo dormendo e ad un tratto sentii qualcosa che mi toccava la gamba: era una zampa. All’inizio pensai fosse il mio cane e d’istinto l’accarezzai pensando che così facendo se ne sarebbe andato da lì a poco ed io avrei potuto tornarmene tra le braccia di Morfeo. Ma non fu così: la zampetta non smetteva di muoversi ed insistentemente, a modo Suo, di chiamarmi, così ancora mezza addormentata, aprii gli occhi e…. Sbigottita ed incredula cercai di strofinarmeli più di una volta per mettere bene a fuoco l’immagine che avevo davanti…. no non poteva essere vero…. un unicorno!

Aveva il corpo di un cavallo dal manto variopinto ed una testa equina ma con quel grosso corno sul cranio assomigliava ad un genere estinto di rinoceronte o ad un mammut in miniatura. Come un cavallo aveva una lunga criniera, una piccolissima barba da capretta, una grossa coda leonina e delle zampe pelose. Per qualche istante rimasi ferma immobile poi, incuriosita da questa strana presenza, lo guardai e m’intenerii. Aveva uno sguardo spaventato ma dolce, forse un pò perso.

Iniziai ad accarezzarlo ed a rassicurarlo. Dopo molti minuti di coccole e paroline appena sussurrate piano all’orecchio, mi resi conto che l’unicorno si era tranquillizzato. Così ne approfittai ed iniziai a fargli qualche domanda: come Ti chiami? Da dove vieni? che ci fai qui nella mia cameretta? L’unicorno si chiamava Onchao, era venuto da un luogo lontanissimo chiamato White City per chiedermi aiuto. Mi spiegò che in quella città tutto era uguale e di colore bianco: le case, le strade, le auto; il sole era sempre pallido, le nuvole bianche, grigie o dello stesso colore del cielo, un tristissimo grigio chiarissimo.

Perfino le persone erano tutte uguali e riconoscibili solo da un numero che portavano stampato sulle magliette, naturalmente di colore bianco. In questo luogo regnava una Regina cattiva e vigeva una legge per la quale le persone che non erano uguali od indossavano magliette di altri colori venivano rinchiusi in recinti: queste non erano molte rispetto al totale della popolazione, direi piuttosto rare, considerate addirittura “fuori dalla normalità”, erano in tutto e per tutto diverse dagli altri e diverse pure tra di loro. Apparivano più minuti ed esili, più fragili ma, a differenza degli altri, avevano una grade caparbietà ed una sensibilità che li contraddistingueva.

La regina era attorniata dai Suoi guardiani: erano draghi sputa fuoco, pipistrelli dai grandi occhi e dagli artigli affilati che tagliavano come coltelli, licantropi enormi, zombie mostruosi e molte altre creature spaventose che avevano il compito di far sì che le persone colorate non si avvicinassero alle altre in maniera da non poterle contagiare con tutto quel colore.

Onchao mi pregò di aiutarlo per liberare la città da quel biancore squallido, da quella finta normalità, monotona e triste, dove regnava tanta paura, odio e cattiveria. Non potei dire di no alla Sua disperata richiesta e, sebbene capii che non sarebbe stata comunque un’impresa facile, non mi persi d’animo. In sella ad Onchao partimmo per raggiungere White City. Arrivati in quel mondo surreale ci nascondemmo nella periferia della città dove lì incontrai gli amici colorati di Onchao: fate, elfi e gnomi gentili, pronti a darci una mano per liberare le persone prigioniere nel recinto.

Pensammo e decidemmo insieme un piano per andare dalla strega e tendere una trappola a Lei e ai Suoi guardiani: mi sarei vestita con un abito dai svariati colori come Arlecchino così sarei stata l’esca perfetta. Convincemmo il sole, le nuvole ed il cielo a darci una mano e a collaborare: pure loro erano stanchi di questa situazione ed accettarono la sfida. Il sole non vedeva l’ora di colorarsi e di splendere come una palla di fuoco dalle sfumature del giallo, arancione e rosso; le nuvole di divenire un susseguirsi di tonalità dal bianco, all’avorio fino all’azzurro del mare ed il cielo di tingersi dei colori dell’acquamarina, dell’avio, del cobalto fino all’intenso indaco.

Detto fatto, con il mio vestito colorato attirai la Regina ed i guardiani ed iniziai a correre per farmi inseguire mentre tutti gli abitanti furono scortati dagli amici di Onchao nella piazza della città. In un attimo le nuvole si caricarono dei pioggia, il sole chiamò l’arcobaleno e l’acqua, che scese copiosa passando attraverso i colori dell’arcobaleno, colorò di tutti i colori i giardini, i fiori, la piazza, gli abitanti e l’intera città.
La regina ed i suoi guardiani tentarono di fuggire mentre gli abitanti si guardavano l’un l’altro ed erano gioiosi e felici del cambiamento perché si sentivano unici pur avendo caratteristiche cromatiche differenti.

Ci fu una rivolta pacifica e la Regina con i guardiani furono mandati in esilio. Per celebrare la vittoria organizzammo una grande festa che durò per giorni. Fiori, colori, profumi, banchetti e danze padroneggiarono per un’intera settimana ed io diventai la Regina di quel nuovo e fantastico mondo un tempo invaso da cattiveria e da un bianco squallore.

La nostra tenacia e caparbietà avevano avuto il sopravvento e nulla avrebbe mai più stravolto White City che sarebbe stata per sempre un luogo meraviglioso dai mille colori, il mio mondo ideale, quello che ho sempre sognato dove vivono persone diverse tra loro per etnie, età, capacità, cultura ma dove queste diversità rappresentano la vera ricchezza, un patrimonio, un tesoro inestimabile, dove nessuno deve MAI DIMENTICARSI DI SPLENDERE!

Emma – 11 anni con zia (Novara)