Il sogno di Angelo

Ciao a tutti,

ragazzi Noonan e genitori, sono Irene, la mamma di Angelo di 15 anni, ragazzo Noonan.

Noi abbiamo scoperto la sua malattia solo due anni fa quando, per puro caso, la nostra pediatra ha pensato di fargli fare gli esami genetici visto alcune caratteristiche presenti in nostro figlio sin dalla nascita: problemi cardiaci (DIV e stenosi polmonare operati all’età di 10 mesi), ernia inguinale (operato a 4 mesi), oltre a bassa statura, problemi di scoliosi, chiazze più chiare sulla pelle, daltonismo, ritardo nel cominciare a camminare e nel parlare chiaramente.

Le nostre innumerevoli visite negli ospedali hanno reso Angelo un ragazzo “speciale”. Gli hanno insegnato da subito che la vita non è semplice per tutti e lo hanno fatto attaccare tantissimo al Signore a cui l’abbiamo affidato sin dalla nascita essendo io e mio marito molto credenti, ma soprattutto perché nato settimino di kg.1,570. Inoltre, il giorno dopo il cateterismo fatto all’età di 7 mesi, ha avuto un episodio di ALTE (Apparent Life-Threatening Event) per cui mi sono ritrovata in ospedale a Potenza, per fortuna, con il corpicino di mio figlio che non dava più segni di vita tra le mie braccia. Quando il Signore, tramite il dottor Manieri, me lo ha riportato, io gliel’ho affidato per l’eternità e mio figlio, che era piccolissimo, cresce così, attaccato a Lui.

Angelo è un ragazzino adorabile: affettuoso, bravo a scuola, responsabile, sempre pronto ad aiutare gli altri, anche se tante volte si becca certe porte chiuse in faccia!!!, ma anche quelle lo aiutano a crescere e a sviluppare la sua forza. Ma è anche tanto permaloso, contestatario ed ambizioso, basti pensare che il suo sogno sarebbe un giorno lavorare in Ferrari, ma no come operaio (che già sarebbe bellissimo), ma come car designer per cui sta già seguendo un corso tramite una scuola privata mentre frequenta il secondo anno di scuola superiore di “Trasporti e logistica aeronautica”.

E’ proprio la sua fede che mi ha convinta a scrivere questa testimonianza in quanto l’11 febbraio, Giornata del Malato, mi ha resa la mamma più orgogliosa del mondo. Nonostante i tanti timori per il suo problema al cuore (non risolti completamente tramite l’intervento in quanto ad oggi Angelo ha un Div residuo, una valvola bicuspide anziché tricuspide e la valvola aortica più dilatata), ho sempre fatto in modo che lui non si sentisse diverso dagli altri e lui, un po’ per volta, ha imparato a comprendere i suoi limiti. Gli insegnanti, poi, mi hanno sempre dato conferma che Angelo parlasse tranquillamente con i suoi amici dei suoi problemi e delle sue vicessitudini.

Tornando all’11 febbraio, vi racconto ciò che mi ha emozionato tanto tanto. Come ogni domenica o occasione importante in cui può essere presente, mio figlio è andato a servire la Messa. Durante questa celebrazione il nostro parroco don Donato avrebbe fatto l’unzione degli ammalati che non è da confondere con l’estrema unzione. Per cui, ad un certo punto della funzione, le persone malate o che avessero superato i 65 anni di età, si sono messe in fila per ricevere l’unzione. Quando la fila è terminata, Angelo ha lasciato il vassoio che aveva in mano dove il parroco appoggiava tutti i batuffoli impregnati dell’olio benedetto e si è posizionato davanti al don per ricevere anch’egli il sacramento.

In quel momento, mentre ero al banco, le lacrime hanno cominciato a solcare il mio viso e un singhiozzo si è soffocato tra il cuore e la gola. Ho sentito dentro di me tanti sentimenti: emozione, tenerezza, ma anche tanta tristezza perchè mai si vorrebbe vedere un ragazzino malato, soprattutto se quel ragazzino è il tuo. Ma allo stesso tempo ero orgogliosa, orgogliosa nel prendere coscienza del lavoro che noi come famiglia abbiamo fatto su nostro figlio, di come lui abbia preso consapevolezza del suo essere “fragile” ma allo stesso tempo così forte da decidere di mostrare le sue debolezze a tutti. La chiesa è caduta in un silenzio magico, reso maggiormente emozionante dal solo suono dell’organo.

Vi scrivo tutto ciò per incoraggiarvi, perché io credo che noi mamme siamo come piccole Madonnine, soprattutto noi mamme di ragazzi “speciali” che abbiamo non solo il compito di crescerli ed educarli ma anche di vederli tante volte soffrire senza poter far nulla e, piangendo di nascosto, supportandoli giorno dopo giorno.