Mirella e la gallina parlante

Era un tiepido pomeriggio primaverile e Mirella soprano, una simpatica vecchietta, stava bagnando i fiori del suo giardino, mentre il marito lavorava a maglia una sciarpa da regalare alla nipote.

– Mi domando cosa ci trova di tanto interessante a lavorare a maglia . . . – pensava Mirella, intanto continuava a gironzolare nel suo giardino ammirando la bellezza dei suoi fiori.

Stava annaffiando una profumata rosa gialla quando sentì un rumore e vide passarle  accanto una gallina con un bel vestitino a pois, una piccola borsetta a tracolla e grandi occhiali da sole.

Mirella si sfregò gli occhi per essere certa di aver visto bene, non che fosse strano vedere una gallina scorrazzare nel giardino, ma una gallina col vestito, borsetta e occhiali da sole non l’aveva mai vista!

Posò l’annaffiatoio e la seguì. La gallina si infilò dietro una siepe e disse tra sé e sé: – devo sbrigarmi o perderò il treno!-

Mirella a quel punto era sicura che stava sognando: – una gallina parlante? ? ? –

Iniziò a chiamare il marito: “Milo, Milo, Milo!”- Ma il marito ronfava alla grande con la sciarpa tra le mani.

Allora Mirella si chinò e cercò di infilarsi dietro la siepe, proprio lì dove aveva visto andare la graziosa gallina. A fatica riuscì a spostare le foglie… e non potè credere ai suoi occhi… dietro la siepe c’era una piccola porticina dorata.

Mirella era sicura di non aver mai visto quella porta nel suo giardino, ma ad onore del vero non si era mai infilata dietro alla siepe!

Appena aprì la maniglia vide una stradina e la gallina correre a più non posso e presa dalla curiosità decise di seguirla …

LA SIGNORA MIRELLA VIDE CHE VICINO A QUELLA PORTICINA C’ERA UNA MELA, A QUEL PUNTO DECISE DI MANGIARLA E ALL’IMPROVVISO DIVENTÒ PICCOLA PICCOLA… PROPRIO DELLA MISURA GIUSTA PER POTER PASSARE ATTRAVERSO QUELLA PICCOLA PORTICINA.

APPENA ENTRATA INIZIÒ  A CORRERE A PIÙ NON POSSO PER INSEGUIRE LA GALLINA. AD UN CERTO PUNTO, VEDENDO LA GALLINA FERMA VICINO AD UN ALBERO, LA RAGGIUNSE E SENZA FARSI VEDERE SI SEDETTE VICINO A LEI. DOPO AVER RIPRESO FIATO PER LA LUNGHISSIMA CORSA, DISSE ALLA GALLINA: “SIGNORA GALLINA…”

LA GALLINA, SPAVENTATISSIMA, SALTÒ IN ARIA E SI MISE A CHIOCCIARE COME UNA PAZZA: “COCOCÒ COCÒ COOOOO”.

SOLO ALLORA LA SIGNORA MIRELLA SI RESE CONTO CHE NON PARLAVANO LA STESSA LINGUA E PENSÒ – E SE MANGIANDO UN ALTRO FRUTTO RIUSCISSI A CAPIRLA?-

MIRELLA ALZÒ LA TESTA E VIDE UN BEL ALBERO DI MANDARINI SUCCOSI, PROPRIO IL SUO FRUTTO PREFERITO. NE MANGIÒ UNO E SUBITO RIUSCÌ A CAPIRE LA GALLINA E LA GALLINA A CAPIRE LEI.

 A QUEL PUNTO LA GALLINA DISSE: “CIAO MI AVEVI SPAVENTATA!”

E LA SIGNORA MIRELLA  LE CHIESE : ”DOVE VAI COSÌ DI CORSA? E COS’È QUESTO POSTO? PERCHÉ I FRUTTI SONO MAGICI?”.

“FRENA, CALMA, QUANTE DOMANDE! SEI FINITA IN UN POSTO MAGICO, QUESTA È  FANTASELLA, LA CITTÀ DELLA GALLINELLA …. DOVE GIOCHI CON FANTASIA E LE GIORNATE  VOLANO VIA….SEGUIMI,TI PORTERO’ IN UN POSTO  FANTASTICO, TI PIACERÀ”.

MIRELLA LA SEGUI’ E RIMASE INCREDULA,VIDE UN’ALTRA PORTICINA DI COLORE ROSA E  DIETRO C’ERA UN MONDO DI  CARAMELLE, DISTESE DI PRATI ARCOBALENO DI OGNI TIPO, FIUMI DI CIOCCOLATO, UN MARE DI BIBITA ALL’ALOE VERA  E FIORI CHE PROFUMAVANO DI ZUCCHERO FILATO, ALLORA DISSE “DEVO ASSOLUTAMENTE FARLO VEDERE A MIO MARITO MILO, TU ASPETTAMI DAVANTI ALLA PORTICINA DORATA!”

ANCHE MILO MANGIÒ UNA MELA PER DIVENTARE PICCOLO PICCOLO E POI UN LAMPONE PER CAPIRE IL GALLINESE! ARRIVARONO TANTI GALLI CON LE LORO SIGNORE GALLINE E  PULCINI AL SEGUITO, FECERO UNA GRANDE FESTA E A FINE GIORNATA MIRELLA E SUO MARITO TORNARONO A CASA, MA PRIMA PROMISERO CHE NON AVREBBERO MAI RACCONTATO A NESSUNO IL LORO SEGRETO.

               -FINE-

Giada Amato (11 anni)

L’arrivo di Matita

G.B. e S.F. dell’ ISIS F. Nightingale di Castelfranco Veneto – TV ci regalano una fiaba illustrata.

Molti anni fa, in paese chiamato Cartolex, arrivò una nuova abitante di nome Matita. Appena arrivata non conosceva nessuno, le sembrava  che tutti la guardassero male… forse  perché era molto semplice rispetto agli altri: Temperino aveva  una lama tagliente, Pastelli erano colorati, Gomma era delicata e piccolina, Fogli erano magri, Penna era alta e sempre presente. Un giorno decise di andare a fare una passeggiata ma, appena uscì, vide che Temperino la guardava e rideva assieme a Gomma e Fogli. Decise allora di tornare a casa e starsene dentro; usciva solo quando fuori non c’era nessuno. Una mattina, mentre Matita stava guardando la televisione, qualcuno suonò il campanello. Andò a guardare dalla finestra e vide che erano i Pastelli. Matita non ne voleva sapere di aprire alla porta, così fece finta che non ci fosse nessuno. Pastelli suonarono ancora finché Matita non si presentò alla porta. Pastelli guardarono Matita e dissero “Ti va di venire a colorare con noi?”, Matita disse di no e tornò dentro, chiudendo la porta. Gli altri abitanti di Cartolex continuarono a prendere in giro Matita, non capivano il senso di essere così semplice… “Sei così inutile” diceva Gomma quando la incontrava “Noi riusciamo a disegnare anche senza di te”. Il giorno seguente i Pastelli tornarono da Matita per chiederle di uscire con loro. Matita, un po’ spaventata, spiegò ai Pastelli il motivo per cui aveva deciso di starsene chiusa in casa. “Sono tutti cattivi là fuori” disse Matita guardando a terra, “… mi prendono in giro” continuò. I Pastelli, dispiaciuti di vedere Matita così triste, le dissero: “Ma non è vero! Noi ti vogliamo bene!”. Matita alzò lo sguardò e sorrise. Iniziarono così a trascorrere i pomeriggi insieme. Convinti che qualcosa potesse cambiare, i Pastelli andarono a parlare con il resto degli abitanti di Cartolex. “Avete sbagliato a comportavi così” dissero i Pastelli al resto degli abitanti, “Lei non vi ha fatto nulla per meritarsi questo, l’avete presa in giro senza alcun motivo” continuarono con tono arrabbiato. Penna guardò i Pastelli e pensando alle loro parole disse: “Sì, forse avete ragione, l’abbiamo presa in giro solo perché è più semplice rispetto a noi” poi continuò: “a pensarci bene, non ha fatto nulla per indurre il nostro  comportamento, voi che dite?”. Gomma era d’accordo con ciò che aveva detto Penna. Iniziarono così a disegnare assieme, Matita faceva il disegno su Fogli, Temperino le faceva la punta quando finiva, Gomma cancellava se sbagliava e Pastelli coloravano. Questi disegni fatti dagli abitanti di Cartolex  girarono  per il mondo, grazie a Penna che scriveva tutti gli indirizzi, finendo così anche nelle Gallerie d’Arte più importanti. Piano piano tutti capirono la timidezza di Matita e iniziarono a scusarsi delle cose dette. Temperino pensò che senza Matita non sarebbero mai riusciti a realizzare tanti bei disegni, così andò da lei e, dopo essersi scusato, le disse che era davvero brava a disegnare. Da quel giorno nacque un’amicizia così forte che legò tutti e, anche se a volte capitava ancora di litigare, poi tornavano amici. I Pastelli, Temperino, Gomma, Fogli e Penna capirono l’importanza dell’amicizia, ma soprattutto impararono che, prima di fare o dire delle cose, è meglio pensare alle conseguenze.

Dolcilandia

G.B.C e E.K. dell’ ISIS F. Nightingale di Castelfranco Veneto – TV ci regalano una fiaba illustrata.

In una splendida mattina di sole, il piccolo Barù si stava preparando per andare a scuola. Era il primo giorno del primo anno delle medie e proprio per questo era agitato. Barù arrivò alla fermata dell’autobus e lì, tutta sola, trovò una piccola macaronne dal colore insolito. Il  dolce e timido Barù decise di andare a parlarle:”Hey ciao, io sono Barù”. “Hey”, rispose sottovoce la piccola, “Io sono Hula”. “Perché sei tutta sola e non con gli altri dolcetti?” “Si sono allontanati tutti appena mi hanno vista” disse Hula tristemente “mi considerano strana”; Barù cercando di tirarle su il morale le rispose:” Non sei strana, sei particolare, un po’ come me e questo ci rende unici”. Hula sorrise:” Nessuno mi aveva mai fatto un complimento così carino” e dal quel giorno, proprio grazie a queste semplici parole, nacque una fantastica amicizia.

Arrivarono a scuola, passarono le prime tre ore e iniziò la ricreazione: un momento di svago in quell’ambiente così nuovo e sconosciuto. Fortunatamente i due amici capitarono nella stessa classe e conobbero dei nuovi compagni, sfortunatamente però non tutti compresero le differenze; infatti, dopo essersi presentati, molti iniziarono a fare domande scomode a Barù. “Ma come mai hai quello strano segno in testa?” Il giovane biscotto avrebbe preferito altre domande, ma ormai sa che questa sua caratteristica incuriosisce molti dolci nella società, di conseguenza racconta sempre il motivo di questo segno considerato anomalo da tutti. “Diciamo solamente che questo segno, che mi contraddistingue dagli altri, indica una mia debolezza caratteriale. I compagni lo guardarono con sguardo stupito, quindi Barù continuò “Questa mia fragilità consiste nell’offendermi senza reagire”. “Wow” risposero in coro i dolciumi “Puoi fare un esempio?”. Barù comprese la loro curiosità “Ad esempio, se qualcuno mi prende in giro, io non riesco a reagire e così soffro tanto dentro di me, senza però riuscire a fare qualcosa di concreto contro questa ingiustizia”. Tutti sembrarono capire la sua situazione e nei giorni seguenti furono molto attenti al linguaggio che usavano; questo non solo con Barù ma verso tutti. Capirono, infatti,  che tutte le parole hanno un peso e che di conseguenza possono ferire qualcuno anche se non reagisce. Al termine del primo quadrimestre, la classe della quale faceva parte Barù venne premiata per essere stata la classe più unita tra le prime. A questa premiazione parteciparono svariate classi che, dopo aver compreso ciò che i compagni di Barù avevano già capito, ovvero di trattare tutti alla pari e con rispetto, cercarono di mettere in pratica l’insegnamento. Altre classi si erano rese conto di quanto si possa  sentirsi uguali nella diversità e trascorrevano il tempo a scuola in modo sereno e amichevole, ma un gruppetto non era entusiasta di tutto ciò. Il giorno successivo durante la ricreazione Barù passeggiava nei corridoi, cercando la sua carissima amica Hula, fino a quando si ritrovò di fronte un gruppetto di serpenti di zucchero, ovvero I Flex. Barù era stato già informato su di loro e su quanto non fossero felici che un primino si fosse messo in luce per aver dato una lezione.

Improvvisamente si ritrovò accerchiato dai 4 componenti del famoso gruppo, cercò di non fissarli negli occhi e nel frattempo con lo sguardo cercava nel corridoio la sua amica Hula. Dopo qualche minuto Hula si ritrovò nello stesso corridoio del suo amico, fortunatamente riuscì a intravederlo e a riconoscerlo, proprio grazie al suo segno. Questo segno assomigliava ad un morso, come se qualcuno avesse dato un morso alla sua testolina, e si trovava proprio al di sopra dell’occhio destro. Hula si avvicinò e cercò di portare via il suo amico in difficoltà, ma nel frattempo I Flex stavano già attaccando verbalmente Barù. “Ma guardati …sei così strano e diverso” disse Bret, il capo del gruppetto. “Esatto” risposero gli altri tre compagni. “Perché non rispondi? Hai per caso perso la parola?”, in quel momento arrivò Hula che si intromise dicendo: “Smettetela, lasciatelo in pace, non vi ha fatto nulla per meritarsi questo da parte vostra”. “E se non volessimo?” “Cosa faresti?” “Avvertirei immediatamente gli adulti”. “Uhhh che paura”…“Lo difendi perché sei come lui, insomma sei diversa da tutti gli altri macaron”. Se queste parole fossero state dette ad Hula qualche settimana prima sarebbe rimasta in silenzio, senza dire nulla, ma ora grazie a Barù aveva capito di essere un dolcetto con una caratteristica speciale e unica che la contraddistingueva dal resto dei dolcetti. Il suo insolito colore beige intimoriva gli altri visto che non era diffuso. Hula, negli anni precedenti,  era sempre stata emarginata dagli altri proprio per questo, non aveva mai reagito alle critiche, ma ora quel brutto periodo era passato. Hula era diventata più forte e tutto ciò che le veniva  detto le scivolava addosso, preferiva non curarsene, perché finalmente si piaceva così com’era. Gli altri compagni stavano osservando la situazione senza fare nulla ed I Flex continuavano ad offendere i due amici, fino a quando Hula prese coraggio e disse “Magari non siamo come gli altri dolcetti, ma questo di certo non vi dà il diritto di farci stare male e dirci tutte queste cattiverie”. Barù era molto impaurito da ciò che stava accadendo e, anche se cercava di convincersi a parlare, non ci riusciva. Nel frattempo una ciambellina di nome Floki e un pasticcino di nome  Yuki, incuriositi dalla vicenda, decisero di aiutare Hula e Barù e quindi si precipitarono nell’ufficio della preside per avvertirla. Appena quest’ultima arrivò suonò la campanella: la ricreazione era arrivata al termine. Tutti  gli altri dolcetti, anche se curiosi di cosa sarebbe accaduto, dovettero tornare in classe e proseguire le lezioni. La preside portò i dolcetti interessati quindi I Flex, Hula e Barù in presidenza e si fece spiegare quello che era successo, decise poi di “punire” I Flex in modo da far capire loro l’errore commesso.

Questa “punizione” consisteva nel passare del tempo con Hula e Barù in modo da conoscersi meglio e cercare di instaurare un rapporto di rispetto reciproco. Grazie a ciò I Flex scoprirono che Hula e Barù non erano così diversi, capirono anche di avere delle passioni in comune, ma soprattutto capirono che non bisogna mai giudicare nessuno in base all’apparenza e che tutti devono essere trattati con rispetto.

Sulle ali dell’amicizia

C.P. e C.B. dell’ ISIS F. Nightingale di Castelfranco Veneto – TV ci regalano una fiaba illustrata.

M.B. dell’ ISIS F. Nightingale di Castelfranco Veneto – TV ci regala i disegni.

In un’immensa distesa di grano e lavanda durante una calda giornata d’estate, coccinella Tessa riposava tranquillamente su una spiga di grano, illuminata dai raggi del sole.

Una vocina squillante interruppe il  riposo: “ Ehi tu, cosa ci fai seduta sulla mia spiga?”. Era Lydia, una farfalla con due grandi ali viola che volava ormai da mesi sopra quel campo.

Tessa, colta dallo spavento,balzòin aria esclamando: “Non mi sembra di aver letto nessun nome su questa spiga, e per questo io da qui non mi muovo!”. Continuarono a lungo la loro discussione, non trovando alcuna soluzione, fino a quando…un’enorme folata di vento fece scuotere il grano e la lavanda, inclusa la spiga su cui posavano Tessa e Lydia. 

La coccinella impaurita chiese a Lydia: “Ti prego aiutami, questo forte vento mi spazzerà via, rompendomi le ali!”  “Non è una mia preoccupazione”, rispose a tono la farfalla. Passarono alcuni minuti e Tessa, non riuscendo più a reggersi, si lasciò andare, ma in quell’istante Lydia la accolse tra le sue grandi ali e insieme trovarono riparo.

Una volta al sicuro, Tessa con voce tremante chiese: “Perché mi hai salvata?” Lydia esitò a rispondere e, dopo qualche secondo,pronunciò parole che sorpresero Tessa: “Mia mamma mi ha sempre insegnato di non fare agli altri ciò che non vorrei fosse fatto a me; oggi finalmente, grazie a ciò che ci è successo, ho imparato il vero significato di queste parole, quindi è giusto che io ti ringrazi… “Prima che Lydia potesse terminare, Tessa la interruppe “ E’ merito di entrambe se siamo riuscite a salvarci trovando riparo, per questo anche io ringrazio te.”

Dopo quel giorno, tra Tessa e Lydia si creò un forte legame di amicizia che nemmeno una burrasca poté più spezzare.

La Foglia Rossa

R.B. e A.S. dell’ ISIS F. Nightingale di Castelfranco Veneto – TV ci regalano una fiaba illustrata.

Una foglia rossa abitava su una grande quercia.

In primavera, quando le sue compagne di vita si staccarono dall’albero per lasciare spazio alle nuove nasciture, lei  fece di tutto per resistere perchè desiderava dire, alle foglie della nuova generazione, che presto sarebbero diventate come lei e quindi invitarle  a non sprecare la vita in futilità.

I germogli appena sbocciati cominciarono a rivolgersi a lei con parole per nulla gentili: “Di che strano colore, sei”. E un altro: “Sei anche tutta raggrinzita”.

La saggia foglia sussurrò: “Mi rimane poco tempo, avevo il piacere di proferirvi…”; ma un germoglio la interruppe bruscamente esclamando: “Stai zitta! Non abbiamo il piacere di ascoltare una vecchia foglia rossa come te!”.

Prima che la foglia potesse  esprimere ciò che aveva nel cuore, arrivò un colpo di vento che la staccò dal ramo della grande quercia.

Passarono le stagioni e arrivò presto l’autunno, i giorni scorsero velocemente e le foglie ormai cresciute si accorsero di un cambiamento: anche loro erano diventate rosse!

Capirono così che è bene non giudicare cosa ancora non si conosce.

Il Luna Park

P.B. dell’ ISIS F. Nightingale di Castelfranco Veneto – TV ci regala una fiaba illustrata.

Un giorno un signore anziano portò la nipotina di 7 anni al luna park della sua città che si teneva una volta all’anno per una sola notte perché era considerato il luna park più speciale del mondo. 

La bambina di nome Jojo  rimase stupita da tutto ciò che vide:  c’erano mille palloncini di tutti i colori possibili , tanti dolci e delizie, senza dimenticare le giostre sparpagliate per tutto il luna park. La piccola Jojo decise di provarle tutte,  una dopo l’altra.

Mentre la bambina si divertiva , un gatto che si trovava lì per caso la notò e, incuriosito, iniziò a seguirla a sua insaputa.  Ad un certo punto la bambina si accorse , ma il micio fuggì. Allora lo rincorse fino a quando il gatto non salì su una giostra che lei non aveva mai visto.

Il nonno le spiegò che era la giostra più speciale del luna park. Mentre pronunciava l’ultima parola,  guardò per un istante l’orologio che portava al polso e sorridendo prese la mano di Jojo e insieme salirono sulla ruota panoramica. Il gatto era seduto un sedile più in là e sembrava non dare importanza alla loro presenza.

Saliti sulla giostra, Jojo guardò in basso e notò che stavano salendo sempre più in alto; la bimba non capiva cosa ci fosse di speciale in una giostra lenta come quella:  non si faceva niente, si saliva e basta.  Annoiata Jojo fissò il gatto che stava poco più in là, invitandolo a sedersi accanto a lei.

La bimba si chiedeva quando sarebbero potuti scendere perchè non si divertiva per niente. Guardò il nonno, sperando che la compatisse ma si accorse che il suo sguardo non era rivolto a lei ma al cielo. Non ne capiva il senso, ma lo imitò. 

Ad un certo punto nel cielo apparvero tante stelle brillanti di diversi colori, apparivano e scomparivano dietro botti assordanti. Era uno spettacolo meraviglioso e Jojo smise di lamentarsi perchè ormai si era persa a guardare le stelle che parevano fuoco in cielo.

La ruota panoramica completò il giro e i fuochi avevano smesso di comparire in cielo.

Il nonno, Jojo e il gatto scesero dalla giostra.

La bimba aveva il sorriso stampato sul volto. Nella sua testa aveva compreso cosa c’era di speciale in quella giostra tanto monotona e capì che, all’apparenza, qualcosa può sembrare banale, noioso o persino inutile ma in realtà è qualcosa di molto di più.