I DIRITTI UMANI

Se dico abilismo sai di che cosa parlo?
L’abilismo è la discriminazione nei confronti di persone con disabilità e, più
in generale, il presupporre che tutte le persone abbiano un corpo abile.
Nella vita di tutti i giorni l’abilismo lo vediamo quando le strutture non
offrono servizi a persone con disabilità, come le rampe per le persone in
carrozzina, oppure quando ci si sorprende di chi ha una disabilità e riesce a
compiere azioni normalissime.
Tutti noi abbiamo sbagliato almeno una volta ad usare un termine.
Questo perché? Perché nessuno ci educa, ci dicono solo che è sbagliato
discriminare persone con disabilità.
L’abilismo è una discriminazione che esiste ma è poco considerata, a
differenza del razzismo, dell’omofobia o del sessismo.
In un mondo dove la maggior parte delle persone non ha disabilità,
le persone con, vengono viste come un tutt’uno con la loro disabilità.
Questo argomento mi sta molto a cuore, perchè, mio cugino Kevin è affetto
dalla Sindrome di Noonan.
La sindrome di noonan è una condizione genetica descritta nel 1963 dalla
dottoressa Jacqueline Noonan una cardiologa, che notò in vari pazienti, la
presenza di caratteristiche facciali simili e di bassa statura,
questa sindrome venne confusa per diversi anni con quella descritta da Turner
nel 1938, ma nel 1965 la Sindrome di Noonan venne definita a sé, prendendo il
nome da colei che la scoprì.
L’8 dicembre del 2017 mia zia Isabella, creò, insieme a molti altri genitori,
l’Associazione Nazionale Sindrome di Noonan e RASopatie.
L’Associazione, ha come obiettivo quello di non far sentire mai più solo
nessuno di fronte ad un momento di debolezza, attraverso il dialogo e la
condivisione di esperienze.

Oltre al sostegno l’Associazione vuole sensibilizzare le persone sull’inclusività
nella società, scolastica e lavorativa delle persone affette da questa sindrome
creando eventi a scopo informativo con dottori, psicologi, genitori, parenti e
tante altre persone.
Da quando sono piccola vado a questi eventi, e ogni volta che partecipo vengo
informata sempre di più.
Oltre all’informazione che ti danno, ti trovi in un ambiente molto accogliente,
infatti non mi sono mai sentita giudicata o non adeguata in tutti gli incontri a
cui ho partecipato perché tutte le persone che fanno parte dell’associazione ti
guardano in un modo diverso dagli altri.
Ogni incontro infatti, mi ha aiutato sempre di più a capire che queste persone,
a differenza di molti altri nella società in cui ci troviamo, non si soffermano
sul tuo aspetto fisico o sulle tue caratteristiche estetiche ma sulla persona che
sei, facendoti sentire importante.
Quindi cosa possiamo fare per inserire pienamente nella società le persone
con delle disabilità?
Innanzitutto, bisogna riconoscere il fatto che siamo tutti essere umani, che
avere una disabilità non rende migliori o peggiori.
Bisogna imparare ad avere un linguaggio ‘giusto’, ossia, se dico ‘ persone
diversamente abili’ è discriminazione o se dico ‘disabile’ e basta, riduco tutto
alla sua disabilità, sono prima persone, poi disabili.
Corretto è ‘persone con disabilità’.
E’ sbagliato anche chiamare una persona non disabile con termini tipo ‘down’.
E’ necessario che tutte le strutture vengano fornite in modo da eliminare le
cosiddette ‘barriere architettoniche’.
Un’altra cosa che forse sembra inutile ma è molto importante è quella di
chiedere, informarsi, studiare e mettersi nei panni degli altri.
Debellare l’abilismo significa anche debellare l’ignoranza incrementando il
rispetto verso le persone.

Emma Sofia Manfredi