G.B.C e E.K. dell’ ISIS F. Nightingale di Castelfranco Veneto – TV ci regalano una fiaba illustrata.
In una splendida mattina di sole, il piccolo Barù si stava preparando per andare a scuola. Era il primo giorno del primo anno delle medie e proprio per questo era agitato. Barù arrivò alla fermata dell’autobus e lì, tutta sola, trovò una piccola macaronne dal colore insolito. Il dolce e timido Barù decise di andare a parlarle:”Hey ciao, io sono Barù”. “Hey”, rispose sottovoce la piccola, “Io sono Hula”. “Perché sei tutta sola e non con gli altri dolcetti?” “Si sono allontanati tutti appena mi hanno vista” disse Hula tristemente “mi considerano strana”; Barù cercando di tirarle su il morale le rispose:” Non sei strana, sei particolare, un po’ come me e questo ci rende unici”. Hula sorrise:” Nessuno mi aveva mai fatto un complimento così carino” e dal quel giorno, proprio grazie a queste semplici parole, nacque una fantastica amicizia.
Arrivarono a scuola, passarono le prime tre ore e iniziò la ricreazione: un momento di svago in quell’ambiente così nuovo e sconosciuto. Fortunatamente i due amici capitarono nella stessa classe e conobbero dei nuovi compagni, sfortunatamente però non tutti compresero le differenze; infatti, dopo essersi presentati, molti iniziarono a fare domande scomode a Barù. “Ma come mai hai quello strano segno in testa?” Il giovane biscotto avrebbe preferito altre domande, ma ormai sa che questa sua caratteristica incuriosisce molti dolci nella società, di conseguenza racconta sempre il motivo di questo segno considerato anomalo da tutti. “Diciamo solamente che questo segno, che mi contraddistingue dagli altri, indica una mia debolezza caratteriale. I compagni lo guardarono con sguardo stupito, quindi Barù continuò “Questa mia fragilità consiste nell’offendermi senza reagire”. “Wow” risposero in coro i dolciumi “Puoi fare un esempio?”. Barù comprese la loro curiosità “Ad esempio, se qualcuno mi prende in giro, io non riesco a reagire e così soffro tanto dentro di me, senza però riuscire a fare qualcosa di concreto contro questa ingiustizia”. Tutti sembrarono capire la sua situazione e nei giorni seguenti furono molto attenti al linguaggio che usavano; questo non solo con Barù ma verso tutti. Capirono, infatti, che tutte le parole hanno un peso e che di conseguenza possono ferire qualcuno anche se non reagisce. Al termine del primo quadrimestre, la classe della quale faceva parte Barù venne premiata per essere stata la classe più unita tra le prime. A questa premiazione parteciparono svariate classi che, dopo aver compreso ciò che i compagni di Barù avevano già capito, ovvero di trattare tutti alla pari e con rispetto, cercarono di mettere in pratica l’insegnamento. Altre classi si erano rese conto di quanto si possa sentirsi uguali nella diversità e trascorrevano il tempo a scuola in modo sereno e amichevole, ma un gruppetto non era entusiasta di tutto ciò. Il giorno successivo durante la ricreazione Barù passeggiava nei corridoi, cercando la sua carissima amica Hula, fino a quando si ritrovò di fronte un gruppetto di serpenti di zucchero, ovvero I Flex. Barù era stato già informato su di loro e su quanto non fossero felici che un primino si fosse messo in luce per aver dato una lezione.
Improvvisamente si ritrovò accerchiato dai 4 componenti del famoso gruppo, cercò di non fissarli negli occhi e nel frattempo con lo sguardo cercava nel corridoio la sua amica Hula. Dopo qualche minuto Hula si ritrovò nello stesso corridoio del suo amico, fortunatamente riuscì a intravederlo e a riconoscerlo, proprio grazie al suo segno. Questo segno assomigliava ad un morso, come se qualcuno avesse dato un morso alla sua testolina, e si trovava proprio al di sopra dell’occhio destro. Hula si avvicinò e cercò di portare via il suo amico in difficoltà, ma nel frattempo I Flex stavano già attaccando verbalmente Barù. “Ma guardati …sei così strano e diverso” disse Bret, il capo del gruppetto. “Esatto” risposero gli altri tre compagni. “Perché non rispondi? Hai per caso perso la parola?”, in quel momento arrivò Hula che si intromise dicendo: “Smettetela, lasciatelo in pace, non vi ha fatto nulla per meritarsi questo da parte vostra”. “E se non volessimo?” “Cosa faresti?” “Avvertirei immediatamente gli adulti”. “Uhhh che paura”…“Lo difendi perché sei come lui, insomma sei diversa da tutti gli altri macaron”. Se queste parole fossero state dette ad Hula qualche settimana prima sarebbe rimasta in silenzio, senza dire nulla, ma ora grazie a Barù aveva capito di essere un dolcetto con una caratteristica speciale e unica che la contraddistingueva dal resto dei dolcetti. Il suo insolito colore beige intimoriva gli altri visto che non era diffuso. Hula, negli anni precedenti, era sempre stata emarginata dagli altri proprio per questo, non aveva mai reagito alle critiche, ma ora quel brutto periodo era passato. Hula era diventata più forte e tutto ciò che le veniva detto le scivolava addosso, preferiva non curarsene, perché finalmente si piaceva così com’era. Gli altri compagni stavano osservando la situazione senza fare nulla ed I Flex continuavano ad offendere i due amici, fino a quando Hula prese coraggio e disse “Magari non siamo come gli altri dolcetti, ma questo di certo non vi dà il diritto di farci stare male e dirci tutte queste cattiverie”. Barù era molto impaurito da ciò che stava accadendo e, anche se cercava di convincersi a parlare, non ci riusciva. Nel frattempo una ciambellina di nome Floki e un pasticcino di nome Yuki, incuriositi dalla vicenda, decisero di aiutare Hula e Barù e quindi si precipitarono nell’ufficio della preside per avvertirla. Appena quest’ultima arrivò suonò la campanella: la ricreazione era arrivata al termine. Tutti gli altri dolcetti, anche se curiosi di cosa sarebbe accaduto, dovettero tornare in classe e proseguire le lezioni. La preside portò i dolcetti interessati quindi I Flex, Hula e Barù in presidenza e si fece spiegare quello che era successo, decise poi di “punire” I Flex in modo da far capire loro l’errore commesso.
Questa “punizione” consisteva nel passare del tempo con Hula e Barù in modo da conoscersi meglio e cercare di instaurare un rapporto di rispetto reciproco. Grazie a ciò I Flex scoprirono che Hula e Barù non erano così diversi, capirono anche di avere delle passioni in comune, ma soprattutto capirono che non bisogna mai giudicare nessuno in base all’apparenza e che tutti devono essere trattati con rispetto.