LA BUSSOLA DEL CORAGGIO

Premessa

Questa storia, basata su luoghi e personaggi reali, ma con avvenimenti immaginari, vuole essere un sostegno a tutti quei bambini che, per alcune loro caratteristiche, vivono a volte situazioni di disagio con i coetanei perché possano comprendere che ognuno possiede delle qualità e delle doti… basta saperle scoprire e coltivare!

Il nome del protagonista, è stato scelto dopo varie indecisioni tra Elia e Sam ed è diventato ELISAM (nome maschile derivante dall’unione appunto di Elia e Sam). 

LA BUSSOLA DEL CORAGGIO

Elisam non era nato in montagna. No. Lui non era nato tra i boschi e nemmeno ai piedi di una valle. 
Non era nato nemmeno in una casa in legno dove si immaginava potesse abitare quel suo maestro di educazione ambientale che una volta a settimana raccontava ai suoi studenti storie affascinanti di flora e di fauna. Elisam era nato in pianura, in un piccolo paesino dove si poteva correre facilmente in bicicletta visto che le salite non erano molte. Dalla finestra della Sua camera però,  al secondo piano di una villetta a schiera,  le montagne si vedevano così bene che, a volte, a Elisam sembrava di poterle toccare. 

Il monte Pizzoc e il Visentin, specialmente d’inverno, con le cime innevate, avevano qualcosa di magico. E guardando quelle montagne, Elisam si immaginava che ci fosse un filo sottile che collegava la sua terrazza alla cima di quei monti; una lunghissima seggiovia come quelle in cui, in estate saliva, quando andava in vacanza a Matrei, in Austria, con i Suoi genitori ed i nonni.

Si, perché,  a Elisam la montagna piaceva proprio tanto! Così tanto che il papà aveva pensato, proprio quell’anno al ritorno dalle ferie, di iscriverlo ad un corso di arrampicata in una palestra di roccia vicina a casa. L’aveva fatto, un po’ per coltivare questa passione e un po’ per allenare quella manina del figlio che a volte se ne andava per conto proprio. Fin da piccolino l’aveva caratterizzato e lui,  anche se talvolta si arrabbiava, aveva imparato a conviverci. Era una manina ribelle, che non lo stava mai a sentire quando, specialmente durante i compiti, Elisam le ordinava di stare ferma.

Le dita ballavano a ritmo di musica ogni qualvolta l’altra mano decideva di afferrare, scrivere, tagliare, grattare. Ecco; anche per questo motivo la palestra gli avrebbe fatto bene: per la coordinazione e la concentrazione. Anche per l’autostima era un toccasana: per scalare non serviva essere veloci, né alti, né particolarmente forti. Ognuno poteva affrontare la parete con le proprie forze ed i propri limiti e se voleva arrivare in cima doveva essere pronto ad accettare tutto di sé e del proprio corpo.

Questo era tutto quello che serviva e, anche se Elisam si arrabbiava spesso vedendo che non riusciva a fare le gare con la stessa velocità dei Suoi amici, o si chiudeva a riccio quando qualcuno faceva osservazioni sulla Sua statura… beh, quando raggiungeva la cima della parete, il Suo cuore si riempiva di così tanta gioia e soddisfazione che in quel momento non contava null’altro! 

Successe qualche mese fa, durante il periodo invernale, che si susseguirono giorni di piogge intense alternati a notti gelide. I bambini alla scuola primaria erano costretti a fare la ricreazione nelle classi; proprio loro che, anche se il freddo era intenso e pungente, uscivano a respirare l’aria pulita del Montello ed erano i primi a percepire i profumi del cambio delle stagioni. Ma in quei giorni uggiosi di metà gennaio era davvero impossibile giocare all’aperto. E fu proprio in quei giorni che caricavano chiunque di nervosismo e svogliatezza,  che iniziarono battibecchi e prese in giro tra compagni all’interno della classe. Elisam ne faceva parte. Cercava di difendersi come poteva anche con l’aiuto di chi aveva accettato tutto di lui; di chi aveva compreso il Suo carattere a volte burbero, scontroso e taciturno; di chi, anche talvolta litigandoci, gli voleva bene così com’era.

Proprio in una di quelle mattinate, come un fulmine a ciel sereno, giunse l’annuncio inaspettato della maestra : “Preparatevi ragazzi, tra qualche giorno faremo un’uscita importante nei dintorni del Lago di Garda. Andremo a vedere i graffiti rupestri”. Elisam, che quei luoghi li conosceva bene perché la nonna materna era Gardesana, ne fu subito entusiasta! Avrebbe voluto spiegare alla maestra che ci sono tantissime cose da visitare nei dintorni del lago, ma si limitò a portare a casa l’avviso e ad assicurarsi che la mamma firmasse subito l’autorizzazione. E così fu!

Pochi giorni dopo, con zaino in spalla, la classe terza si accingeva a salire nella corriera che li avrebbe condotti sino a Garda. Prima di riporre lo zaino nel deposito bagagli, Elisam si assicuro’ di non aver dimenticato a casa la bussola con il moschettone a cui teneva tanto e che aveva trovato a Natale nel calendario dell’Avvento ed il piccolo ma potente binocolo arancione che gli aveva portato Babbo Natale. 
 Erano due oggetti a Lui molto cari e, anche se non erano nella lista delle cose da portare in gita, egli era convinto che potessero in qualche modo servirgli.

L’autista della corriera li condusse esattamente fino all’entrata della città di Garda e poi se ne andò con la promessa di ritornare alle cinque del pomeriggio a riprenderli. Maestre e bambini iniziarono a percorrere il lungolago, la spiaggia con il canneto,  fino a prendere il sentiero che sale sulla Sengia con una vista mozzafiato sulla Baia delle Sirene. E poi ancora su, attraverso il bosco di Roveri, Lecci, Olivi, Cipressi, Ciliegi e Biancospini, fino ad arrivare a delle grosse rocce con impressi dei graffiti fatti probabilmente dai pastori che in un lontano periodo popolavano le rive del lago. Fu proprio in questo luogo che la maestra si fermò a spiegare alla classe le meraviglie che c’erano intorno.

Ma mentre lei spiegava, Elisam si accorse che alcuni Suoi compagni, i più grandi e grossi della classe,  proprio gli stessi che a volte facevano i bulletti con Lui prendendolo in giro o giocando con i Suoi occhiali, si stavano allontanando. Senza farsi notare dall’insegnante, i tre ragazzi si stavano dirigendo verso un sentiero che Elisam sapeva bene essere pericoloso perché sfociava in un costone di roccia a picco sul lago.

Subito corse ad avvisare la maestra che,  in tutta fretta,  decise di correre dietro ai tre monelli non facendo però in tempo a raggiungerli prima che scivolassero dal sentiero proprio verso lo strapiombo. Salvi per miracolo perché caduti in una roccia sporgente dalla parete, iniziarono a piangere dalla paura. La maestra, anch’ella presa dal panico per ciò che era appena successo, dalla cima non riusciva a vederli, mentre Elisam con il Suo binocolo era riuscito in poco tempo a localizzarli.

Messosi in sicurezza con una corda legata ad un albero, Elisam riuscì piano piano a calarsi giù, fino a raggiungerli. Li consolo’ (anche se, pensava, non se lo meritavano granché)  e poi con la bussola calcolò la posizione esatta da riferire al Soccorso Alpino. Con l’aiuto anche dei compagni che gli volevano un gran bene e che credevano in lui, Elisam scalò piano piano la parete fino a posizionarsi in un luogo più visibile. Fortunatamente l’elicottero non tardo’ ad arrivare e tutti furono messi in salvo.

Elisam era fiero di ciò che aveva fatto: con molta calma e coraggio era riuscito a salvare i suoi compagni!
Una bella romanzina a quei tre studenti che ritenevano fosse cosa da grandi prendere in giro chi faceva di tutto per impegnarsi e preferivano farsi vedere forti andandosene per sentieri sconosciuti ed una Bussola d’Oro come ringraziamento da parte delle Guide Alpine a quel bambino che,  nonostante non corresse veloce come avrebbe voluto, aveva dimostrato un coraggio ed un’ intelligenza di gran lunga più importanti delle gare di velocità! 

Elia – 8 anni, con mamma (Treviso)